Una stanza in cui ogni donna dovrebbe aver diritto di starsene in pace per leggere, scrivere, dipingere o anche soltanto per poter dedicare del tempo a se stessa, quel tempo da sempre rubatole dal marito padrone e despota e dai tanti, troppi figli, che dipendono esclusivamente da lei. È ciò che auspica la Woolf in queste poche pagine scritte quasi cento anni fa, quando l’emancipazione femminile nella sua Gran Bretagna era agli albori (il suffragio era stato esteso a tutte le donne del Regno Unito solo un anno prima, nel 1928). Non un romanzo, ma un saggio, pacato e riflessivo e non per questo meno battagliero, che indaga le ingiustizie sociali, la mancata libertà espressiva e il ruolo secondario di quello che era ancora in tutto e per tutto il sesso debole. Una finestra spalancata sul futuro.