Uno dei cinque internati di un manicomio civile nella Russia zarista diviene il principale interlocutore di Andrej Efimjc, medico che vede in lui l’unico essere umano col quale valga la pena condividere dubbi e riflessioni. Il racconto si basa sulla sottilissima linea di demarcazione tra i “normali” e i “folli”. Evidente (e coraggiosa) la denuncia sociale del sistema sanitario russo per quanto riguarda i cosiddetti malati di mente. Cechov all’altezza della sua fama.