Una perla che mancava alla mia collezione. Classico dalla spiccata componente femminile, scritto con grazia, privo di volgarità, vivacemente dialogico, elegante, armato di lieto fine. Il fatto che mi sia piaciuto così tanto mi rallegra, poiché ho sempre il timore di non poter affrontare con la giusta predisposizione letture del tutto estranee al mio modo di considerare l’arte dello scrivere e, forse, la vita stessa. Il gusto ironico dell’autrice, così spiccatamente brava e consapevole della propria bravura; il suo saper parlare di poco o nulla suscitando interesse e curiosità; la classe infinita con cui ha condotto, me, stanco maschio etero bianco (per citare la nuova canzone di Brunori SAS), nato duecento anni dopo di lei, dentro una tela fatta di dame in cerca di di marito, galantuomini tutti d’un pezzo, signore d’alta corte e mascalzoni, ricevimenti e balli, fughe d’amore e ritorni, matrimoni d’interesse e amori per la vita, mi ha fatto soltanto del bene. Ho anch’io il mio orgoglio, anch’io i miei pregiudizi, ma so inchinarmi, avvinto, davanti alla grandezza.