Diciassette storie che esaltano la forza immaginativa dell’autore e la sua visione onirica dell’Universo. E’ tutto poco “tangibile” dentro queste pagine pervase di misticismo, poesia, curiosità, astrattezza. Non mi hanno convinto i finali irrisolti, la presenza costante dell’ignoto e i troppi nonsense. Fra mostriciattoli verdi, omini immaginari, nani ballerini ed elefanti scomparsi, sembra sovente di trovarsi nel più volte citato mondo di Oz. I punti alti non mancano (“Sonno”, “Silenzio”, “L’ultimo prato del pomeriggio”), ma è con “Affare di famiglia” che la raccolta raggiunge l’apice. Il problema è che quest’ultimo è un racconto avulso dal contesto, dove si parla di cose dannatamente concrete (sesso, alcool, insofferenza), si litiga e ci insulta, si fuma e si rutta ascoltando musica rock. Come una cosa qualsiasi pescata da un libro di Bukowski e buttata nel mucchio.