Sottovalutare forme espressive alternative alla propria è un errore che non andrebbe commesso. Mai avrei pensato di trovarmi a “recensire” una storia a fumetti parlando di un lavoro di grande originalità, che al di là della rappresentazione grafica (più che adeguata, ma meno interessante per me) riesce a sbloccare ricordi e far riflettere su tematiche dannatamente serie strappando sorrisi a volontà. Fra dialoghi arguti e dinamici, rimandi cinematografici e musicali, riferimenti alle psicosi, i tic, gli egoismi della generazione di nerd cresciuta davanti ai computer, l’autore è riuscito a scardinare dopo poche pagine i miei pregiudizi e a catturare la mia attenzione. Brindo a chi osa, m’inchino al genio. Grazie al mio imprevedibile fratello Marco Vanzaghi per avermi convinto a chiudere un occhio e partire.