Me lo ricordo bene, lo scudetto della Samp datato 1991. Come anche quello del Verona di qualche anno prima. Sono eventi rari, a volte irripetibili, nel calcio e nello sport in generale. Eppure le favole esistono e, quando accade di assistervi, restano impresse nella memoria.
Il libro (scritto, a quanto pare, con la collaborazione di tutti i giocatori scudettati) racconta la galoppata vincente di un gruppo di amici che aveva già vinto qualcosa di importante in quegli anni (due Coppe Italia e, soprattutto la Coppa delle Coppe) e che avrebbe sfiorato il miracolo nell’allora Coppa dei Campioni edizione 1991-1992, perdendo in finale contro il Barcellona di Cruijff.
Numerosi gli aneddoti all’interno del libro, in cui in realtà si parla poco del campionato e delle partite e molto, invece, dei rapporti fra i giocatori, di confronti, goliardie e legami indissolubili, ma anche di discussioni e litigi.
Ne escono benissimo il mister Vujadin Boškov (e non avevo dubbi in proposito), il presidente Paolo Mantovani (descritto come un uomo tutto d’un pezzo), e personaggi eccentrici come Cerezo, Vierchowod e Lombardo.
Un po’ meno, invece, il cupo sovietico Mikhailichenko e soprattutto capitan Pellegrini, bistrattato a più riprese come uomo e come giocatore.
Una menzione a parte per i gemelli del gol Vialli e Mancini, che guidarono la squadra riuscendo nell’impresa di superare il Milan di Sacchi e l’Inter dei record. Non serviva questo libro a ricordarci quanto fossero forti quei due.
Giù il cappello, signori.