La Midgard Editrice ha recentemente pubblicato la raccolta “Giallobirra – Volume 3”, che al suo interno contiene anche “A luce spenta”, il mio secondo racconto completo in ordine cronologico. Quasi una rivincita per il sottoscritto, considerando quanto accadde all’epoca della sua stesura.
Tutto scaturì dalla decisione di prender parte a un concorso letterario di racconti brevi inediti di genere giallo/noir. Si chiamava appunto “Giallobirra”.
Fu soprattutto il soggetto assegnato ad attirare la mia attenzione: “Le storie dovranno essere di genere giallo, thriller e noir e avere la birra come filo conduttore o come elemento tematico”.
Non potevo chiedere di meglio! Avrei potuto inventarmi qualunque cosa, sbizzarrirmi e divertirmi, magari partendo da una serata al pub di un gruppo di amici dopo una partita a calcetto. Ebbi invece l’idea di elaborare il racconto da un punto di vista femminile, cosa che comportò uno sforzo non indifferente. La storia parla di una moglie tradita a ripetizione, che decide di vendicarsi del marito in maniera brutale. È un racconto truce, forse fra i più violenti che io abbia mai concepito. Alla fine, comunque, ne venni a capo e spedii il tutto quasi allo scadere del termine di presentazione delle domande.
Qualche settimana dopo, mentre ero già immerso nella messa a punto di nuovi racconti, ricevetti una telefonata: gli organizzatori mi avvertivano che “A luce spenta” si era classificato al secondo posto dietro “La birra dell’imperatore” della milanese Mara Virani. Entusiasta e pieno d’orgoglio, mi sobbarcai un lungo viaggio in treno per raggiungere il luogo prescelto per la premiazione, alla periferia di Perugia. Alla serata di gala mi presentai felice e baldanzoso per il mio secondo posto… ma ad attendermi nella sala dell’indimenticabile Ostello Mario Spagnoli c’erano solo l’editore e il fotografo ufficiale (due persone squisite, va detto), imbarazzati più di me per l’assenza di pubblico.
Non una sola sedia era occupata… non si era presentata nemmeno la vincitrice del concorso. In un’atmosfera surreale, mi fu scattata qualche foto e rilasciai addirittura una breve intervista. Dopo dieci o quindi minuti di convenevoli, me ne andai mestamente con la mia targa premio.
Non ricordo quante birre scolai quella sera in quel luogo sperduto, ma di sicuro più di quante ne avevano bevute tutti i protagonisti del mio racconto messi insieme.
P.S: a onor di cronaca, va aggiunto che tornai a casa con un paio di biglietti omaggio per un week-end da passare in un Resort in Umbria. Peccato che dovetti rinunciare per un altro impegno…